
Genere: Drammatico Regia: Gregg Araki Cast: Shailene Woodley, Eva Green, Christopher Meloni, Gabourey Sidibe, Shiloh Fernandez, Angela Bassett, Jacob Artist, Dale Dickey Durata: 91 minuti Anno: 2014
Kat ha appena compiuto 17 anni quando la madre Eva, una donna molto bella ed enigmatica, scompare misteriosamente. Kat si sente subito sollevata dalla sua assenza, avendo vissuto per anni in un clima di soffocamento e repressione emotiva, mentre il padre, un uomo inetto e di poco polso, non sembra patire troppo la mancanza della moglie, anzi cerca di fare finta che nulla sia successo. Ma cosa è realmente accaduto? Cosa si nasconde dietro alle normali apparenze?
Tratto dall’omonimo romanzo di Laura Kasischke, l’ultimo lungometraggio di Gregg Araki è ciò che tutti i fan del regista nato da padre giapponese a madre statunitense attendevano da tempo. Perché, dopo alcuni colpi a vuoto (Kaboom e Smiley Face), Araki ritorna ad alti livelli, quelli che lo avevano reso celebre con il suo capolavoro ormai datato 2004, Mysterious Skin. White bird in a blizzard è un melodramma maturo e visionario dallo stile magnetico, una storia sulla tranquilla America di provincia, dove a salvarsi sono solo le apparenze. Sotto la scorza di normalità tutto è marcio e putrido e le debolezze umane si manifestano nella loro desolante bassezza. Come in tutti i film di Araki c’è un forte contrasto tra giovinezza e maturità, tra i corpi attraenti degli adolescenti dall’animo passionale ed inquieto e quelli maturi, corrotti e decadenti, ma altrettanto affascinanti. “L’uccello bianco nella tempesta” che dà il nome al film (e al libro omonimo) fa riferimento ad un incubo ricorrente della protagonista, che sogna di trovarsi in un luogo oscuro nel bel mezzo di una tempesta, vestita completamente di bianco, dove in lontananza riesce a intravedere la figura nuda della madre, in balia del freddo e molto sofferente, che la chiama e la guarda con occhi penetranti e tristi (quelli stupendi di Eva Green). White bird in a blizzard racconta i dubbi e le inquietudini che esplodono, come un fulmine a ciel sereno, dopo un trauma molto forte come può essere la scomparsa di un genitore durante la gioventù e fa emergere verità che non vorremmo mai ammettere a noi stessi, come l’indifferenza di Kat che sembra rassegnarsi alla dipartita della madre, piuttosto che lottare per scoprire cosa sia realmente successo. C’è da domandarsi se e quanto la giovane protagonista senta veramente la mancanza, tanto erano distanti caratterialmente le due donne.
Gregg Araki (Mysterious Skin a parte) confeziona la sua opera più convincente e dolorosa, regalando momenti di Grande Cinema, mischiando sogno e realtà, verità e menzogna e dipinge uno sconsolante affresco sull’America contemporanea, dove si impara a mettere lo sporco sotto il tappeto e ad andare avanti come se niente fosse.
★★★★
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Nicolò Barison

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