Genere: Commedia Regia: Evan Goldberg, Seth Rogen Cast: James Franco, Seth Rogen, Randall Park, Lizzy Caplan, Diana Bang Durata: 112 min Anno: 2014
Il film è stato proiettato il 23 dicembre 2014 in circa 200 sale indipendenti degli Stati Uniti d’America, e dal giorno successivo è stato pubblicato in Europa On Demand su varie piattaforme a noleggio come YouTube, Google Play e Xbox Live.
In The Interview, Seth Rogen interpreta Aaron Rapaport, produttore di lunga data del talk show di successo “Skylark Tonight”, condotto dal suo amico Dave Skylark (James Franco). Aaron, però, si sente sprecato ad aver avuto una carriera focalizzata su scandali di celebrità della cultura pop americana. E’ per questo motivo che a Dave viene la folle idea di intervistare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che tra l’altro sembra essere un grande fan del loro programma.
SI’: The Interview è una commedia stile “bromance” sul genere spionaggio, gioca sulla chimica tra una delle coppie più divertenti di Hollywood che confezionano uno sketch dietro l’altro come se fosse una sit-com. La regia del duo di sceneggiatori di Suxbad, Evan Goldberg e Seth Rogen, ruota attorno la teatralità dissacrante dei volti noti, politici e non. Il film visualizza tutti gli eccessi delle mente e del corpo, che i regimi repressivi condannano nei film hollywoodiani. Infatti, navigando in un campo minato di umorismo pruriginoso e scorrettezza politica con aplomb, offre un buon livello di commedia spensierata, che diventa efficace quando inizia a prendersi qualche rischio. E qui, gli autori, sono riusciti in qualcosa di grosso, smorzato solamente dall’overacting del personaggio di James Franco.
NO: La Corea del Nord può stare tranquilla. Dall’America, infatti, arriva solamente una presunta satira, che non affonda il coltello nella piaga, anzi, si fa male da sola. Nonostante tutto il clamore pre-release, questo burlesque cotto a metà non mette la diplomazia globale in ginocchio, ma sembra lui stesso affondare un attacco terroristico al pubblico con un eccesso di riferimenti a penetrazioni anali. Più che una satira socio-politica, il film schizza nel demenziale alla Borat, e quindi sembra perdere d’identità, trasformandosi nel finale in un action movie. Fa ridere sì, ma non è quello che lo spettatore si aspettava. D’altronde, cambiano i tempi, cambia la politica, cambiano i dittatori ed è così anche per il cinema, che si accontenta di macchiette piuttosto di spostare gli alti ideali di democrazia, riconciliazione e distensione. Arroganza al posto di impegno. E se c’è anche l’effetto mediatico il quadro è completo.
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Michele Giacci

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