(id.) Genere: Commedia sentimentale Regia: Woody Allen Cast: Emma Stone, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Jacki Weaver, Eileen Atkins, Erica Leerhsen, Simon McBurney, Jeremy Shamos, Kenneth Edelson Anno: 2014 Durata: 98 min
L’anno è il 1928, siamo in un teatro di Berlino e il famoso prestigiatore cinese Wei Ling Soo sta eseguendo uno dei suoi fantastici numeri, davanti ad un pubblico estasiato.
In realtà di cinese Wei Ling Soo ha ben poco: il suo vero nome è Stanley Crawford – interpretato da un sempre affascinante Colin Firth– ed è l’incarnazione del perfetto Englishman. Cinico, sicuro di sè e anche un po’ insopportabile, Stanley si diletta a smascherare le truffe organizzate dai medium e, così, accetta la proposta dell’amico Howard (Simon McBurney), partendo per la Costa Azzurra, certo di smacherare la giovane Sophie, la deliziosa Emma Stone, ospite presso la famiglia Baker. Ma nulla va secondo i piani e, presto, le solide convizioni di Stanley sul mondo e su chi vi abita iniziano a traballare, perchè le parole –e le azioni– della ipnotica medium americana sembrano rivelarsi (apparentemente) più veritiere di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
Magic in the Moonlight è una commedia raffinata, semplice, ma piacevole. Il topos a cui Allen si rifà è prevedibile forse fin dai primi istanti, tuttavia non infierisce sulla godibilità della pellicola che rimane, nel suo insieme, apprezzabile, in alcuni momenti più che in altri.
Il tutto è contornato da un’atmosfera estremamente romantica -a partire già dal titolo- che spadroneggia per tutta la durata del film, insieme al ricorrente tema dell’illusione, che aleggia costantemente su di noi, proprio come la candela che vediamo, ad un certo punto, sospesa a mezz’aria: l’illusione della magia da palcoscenico, quella della vita e del suo significato, quella degli eventi che guardiamo sullo schermo e che, pian piano, si snodano davanti ai nostri occhi, ribaltandosi completamente rispetto al punto di partenza.
Perchè non tutto è come sembra, perchè spesso ci illudiamo volontariamente, perchè molte volte è proprio quest’illusione che ci permette di vivere con più serenità.
E tale illusione diventa, dunque, una scelta consapevole, quasi necessaria, come la bella Sophie spiega a Stanley (e a noi), ammettendo che le sue azioni saranno anche poco oneste, ma forse giustificabili, in quanto portatrici di gioia nelle persone che le richiedono.
I 98 minuti che passiamo in compagnia di Stanley, Sophie e di tutti personaggi che fanno loro da spassoso, ma non per questo inutile, contorno non sono di certo i peggiori della nostra vita.
Si ride alle battute divertenti (“Tutto è falso, persino il Vaticano!“), si muove la testa sulle note delle belle musiche retrò e, perchè no, si ha anche il tempo di iniziare una mezza riflessione sulla vita.
Tuttavia anche se dalla sala non si va via infelici, sicuramente la si lascia un po’ insoddisfatti e, ripensandoci, non si riesce nemmeno a spiegare bene il perchè: forse, semplicemente, ciò che si voleva era un po’ di magia in più.
★★★
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Valentina De Brasi

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