
Id. – Genere: azione – Regia: Tim Miller – Cast: Ryan Reynolds, Morena Baccarin, Ed Skrein, T.J. Miller, Brianna Hildebrand, Stefan Kapicic, Gina Carano – Durata: 108 minuti – Anno: 2016
Negli ultimi anni il numero di cinecomic è inevitabilmente aumentato. Un trend così funzionante dal punto di vista economico messo in moto per primo dalla Marvel ha influenzato diverse realtà in quel di Hollywood e basta vedere le line-up di alcune case di produzione per capire come l’universo cinematografico condiviso -allargandosi anche oltre il mondo dei fumetti- ci farà compagnia per i prossimi (almeno) cinque anni. I film di supereroi in particolare hanno consolidato uno schema che per gli occhi dei più critici si possono riassumere nell’espressione “la solita solfa” e in un sottogruppo di questo schema si pone certamente il film di origini, sottogruppo del quale fa parte l’ultimo cinecomic di casa 20Th Century Fox: Deadpool.
Deadpool, progetto fortemente voluto dall’attore protagonista in primis, si inserisce senza problemi nell’universo dei cinecomic moderni, ma riesce ad avere una grande personalità e a distinguersi dalla massa a partire dalla struttura narrativa non lineare che racconta le origini del super eroe(?), struttura che nella seconda parte si assesta comunque sulle linee canoniche del film di origini.
Un altro elemento che gioca a favore della costruzione di una propria identità è la caratteristica principale del personaggio: Deadpool già sulla carta è consapevole di essere un personaggio dei fumetti e spesso parla con il lettore, allo stesso modo il Deadpool interpretato da Ryan Reynolds parla con lo spettatore in più di un’occasione, anche nelle più improbabili. Ma non è solo lui ad avere piena consapevolezza di sé: è l’intero film ad averla. A partire dai titoli di testa, il regista Tim Miller infila una serie di trovate geniali e irresistibili per sfondare la “quarta parete”, parlando del film, del personaggio, del cast, ma anche degli altri film della 20th Century Fox, degli attori che interpretano gli X-Men, degli attori che interpretano altri film che non c’entrano nulla con i fumetti, insomma ce n’è davvero per tutti. Sono numerosissimi i riferimenti a tutta la cultura pop cinematografica degli ultimi quindici anni e tramite la bocca di Deadpool/Wade Wilson veniamo mitragliati da battute e frecciatine.
Inutile nascondere quanto ci si riesce a divertire fin dai primissimi minuti.
All’interno della storia di origini si pone anche una storia d’amore. Raccontata a suo modo, certo, sboccata, dissacrante, senza mezze misure, ma si tratta pur sempre della storia di un uomo che vuole proteggere a tutti i costi la sua fidanzata.
Deadpool dimostra di essere così un film che conosce le regole, ma che le piega al suo volere in continuazione. Frutto anche di un budget “ridotto” (circa 60milioni di dollari contro i 150milioni, fino a raggiungere i 250milioni in media per le produzione recenti di altri cinecomic), il film di Tim Miller non vola alto, non ci sono gigantesche scene di distruzione, non ci sono frasi epiche che trasformano il protagonista in eroe, non c’è quella volontà di elevare il protagonista a protettore della città o del mondo, ma c’è questa storia d’amore e ha un peso molto più importante rispetto al solito. Però il film è consapevolissimo di queste “limitazioni”. In realtà, si tratta, al contrario, di una grande libertà nello sviluppare la storia come si voleva davvero e di conseguenza c’è grande libertà nella costruzione di tutta l’estetica. Inoltre, “grandi distruzioni” e “Deadpool” probabilmente c’entrano davvero poco l’uno con l’altro.
Il risultato è quindi un film divertentissimo e violentissimo, scritto in maniera intelligente, certamente un po’ più cazzone del previsto e che crea, si spera, un nuovo standard per i cinecomic. Ora bisognerà aspettare il già annunciato secondo capitolo e vedere cosa riusciranno a combinare gli autori. Non vediamo l’ora.
★★★½
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Giuseppe T. Chiaramonte

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